Decimo dono: il sacrificale da dirci e da fare.
Volontà sacrificale Paterna: terrestre, passiva, inimicale
sul bene inerente: autorità umana. L’ecclesiale?
5) Monopolio dell’unità: si può fare unità solo con la
Chiesa cattolica. Ma l’unità dei cristiani discende da
quella con Cristo.
a) Se li unisce con la Parola creduta e vissuta.
b) Con una unità di arrivo: accidentale, che va esaurendosi.
La Paterna sostanziale è di partenza.
Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del dire
egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare sacrificale.
Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi dite:
Padre nostro che sei nei cieli. Sia fatta la tua volontà sacrificale,
la celeste e la terrestre. Preghiera tutta sacrificale questa,
da dirci e da fare. Il Padre vuole il sacrificale suo celeste.
Vuole pure il terrestre: il suo e il nostro: attivo e passivo;
il cosmico e l’inimicale. Il nemico ci può sacrificare: i beni
componenti, aderenti e inerenti: dignità e autorità umana. La
divina è sacrificale, la genitoriale è egoisticale. E l’ecclesiale?
Col decentramento del sacrificale, ne viene una catena di
interventi egoisticali, tutti monopolizzatori. Dal quarto anello
passiamo al quinto: il monopolio dell’unità. La Chiesa
cattolica ha sempre affermato a parole e con i fatti: l’unità
ecclesiale la si fa solo con me. È un monopolio questo che
fluisce dai precedenti: poiché la verità è tutta da me, e la
gestisco infallibilmente, poiché io sola reco la salvezza forgiando
le coscienze come voglio io, ne consegue che l’unità
la si deve fare solo con me. Solo che l’unità dei cristiani
dipende unicamente dall’unità con Cristo. Con che cosa
Gesù si unisce i cristiani? Se li unisce con la sua Parola:
quella da Lui proferita, dagli evangelisti fissata, e dalla
Chiesa annunciata per esplicito mandato apostolico: andate
in tutto il mondo, annunciate il Vangelo ad ogni creatura.
Come fa a unire con la Parola? Se li unisce con la Parola
ascoltata, creduta e vissuta. Quindi ci su unisce con la fede
operosa. Con l’ascolto della Parola mi accosto a Lui, con la
fede: aderisco a Lui; con la fede vissuta si entra in unione
con Lui. È la comunione fra Cristo e cristiano: è simbiosi di
vita: una vita a due. E che unità è mai questa? È una unità
semplicemente morale o accidentale: è una unità di arrivo
(mentre la Chiesa la dice di partenza): vi si arriva, quindi la
si costruisce gradualmente e successivamente, fino al suo
conseguimento. Amici non si parte ma si arriva. È una unione
costruita dall’amore vicendevole. Il divino non viene
meno, l’umano può. Molto facile e quindi sempre possibile
la sua frantumazione. Ma c’è anche un’unità sostanziale.
Così quella tra il Padre e il Figlio: ‘Tutte le mie cose sono tue
e le tue sono mie’. Una unità che non si infrange e non lo può
neppure. Io conosco per visione l’unità sostanziale che il
Padre ha realizzato con me, al mio incominciare. Quel raggio
divino di amore sacrificale Paterno espropriato mi si è
dato da vivere con una concezione battesimale cresimata, mi
si è unito sostanzialmente e non mi lascerà mai più.
Comunione temporale ed eterna, paradisiaca o infernale. Il
Figlio si è unita la sua Chiesa con una unità solamente accidentale
o morale. Vi si arriva con la Parola veritata creduta e
vissuta con amore a Lui. La prova l’abbiamo davanti. Ci
stiamo sfrondando, riducendo. È in atto sfideamento e smoralizzazione.
Unità in esaurimento.