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Decimo dono: il sacrificale da dirci e da fare.
Volontà sacrificale Paterna terrestre e passiva, inimicale
sul bene inerente: autorità ecclesiale. 5) Monopolio dell’unità.
Gesù compone per la sua Chiesa una unità sacrificale.
Irradiabile in atto ed ecclesiabile col mio sacrificale.
L’unità morale data nei secoli passati, ormai cede alla
irradiazione sostanziale.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro che sei nei cieli. Sia fatta la tua volontà
sacrificale, la celeste e la terrestre.
Preghiera tutta sacrificale questa, da dirci e da fare. Il
Padre vuole il sacrificale suo celeste. Vuole pure il terrestre:
il suo e il nostro: attivo e passivo; il cosmico e l’inimicale.
Il nemico ci può sacrificare: i beni componenti,
aderenti e inerenti: dignità e autorità umana. La divina è
sacrificale, la genitoriale è egoisticale. E l’ecclesiale? Col
decentramento del sacrificale, ne viene una catena di interventi
egoisticali, tutti monopolizzatori. Dal quarto anello
passiamo al quinto: il monopolio dell’unità. La Chiesa si
è data una sua unità marcatamente egoisticale, manipolando
alquanto quella di Gesù.
Una unità egoisticizzata, che ha prodotto gravi, profonde
e vaste divisioni. Non abbiamo che da scrutare attentamente
l’unità che Gesù ha dato alla sua Chiesa. Nell’atto
di umanarsi, il Figlio del Padre, solo potenzialmente può
unire a sé quella porzione di umanità che il Padre affida al
Figlio perché abbia ad ecclesiare. Il potere ecclesiatore lo
attualizza vivendo di quell’amore sacrificale che dal Padre
gli si è dato da vivere in forma personale di Figlio. Occhio
e attenzione al sacrificale crociale del Figlio. Dà il via al
sacrificale con la espropriazione e con la cessione di sé
stesso alla Chiesa dirigente ebraica, tramite l’amico suo:
Giuda, dal quale si lascia vendere.
Si fa condannare a morte dal Sinedrio con una affermazione
verace di se stesso, e da condannato dirige lo svolgimento
della sua passione.
Ottiene un sacrificale totale (fisico, morale, messianico,
divino), pubblico e ufficiale. Lo vive alla maniera divina:
devoto al Padre, silenzioso dentro e fuori, con totale
amore, sicurissimo del risultato meraviglioso che avrebbe
conseguito. Che cosa? La metamorfosi Figliale. Duplice
metamorfosi: la pneumatica prima, e in dipendenza la
somatica, che si pone a conferma della prima. La pneumatica
(il segno solare): una delle attività solari, la più benefica,
è la sua irradiazione: coi suoi raggi luminosi e calorosi
raggiunge tutto il cosmo. Col suo sacrificale si fa irradiabile
nell’umanità che il Padre affida al Figlio. Gli irradiati
se li unisce tutti insieme a se stesso: ecclesiabile.
Come se li unisce? Il suo spirito di amore sacrificale si dà
da vivere a quanti gli si aprono. Se li unisce sacrificalmente
con un sacrificale che il discepolo si dà, quindi attivo; e
che il discepolo accetta, e quindi passivo.
Come l’ha irradiato nei secoli passati? Moralmente o per
impulso pneumatico, sempre veicolato dalla Parola sua ed
effuso mediante la fede. Una irradiazione morale che ha
dato alla sua Chiesa uno stuolo interminabile di santi. Noi
siamo ansiosi perché la sua irradiazione morale va subendo
un gravissimo calo nelle vecchie generazioni, e addirittura
l’esclusione nelle nuove.
Ma questa è un’ora grandiosa nella quale il Figlio può passare
a una nuovissima irradiazione che si equipara a quella
Paterna che si rinnova ad ogni incominciare di vita
umana con una sola differenza: il Padre in tutti inconsciamente,
il Figlio solo nei suoi, affidatigli dal Padre e solo
consciamente. Siamo al via della irradiazione sostanziale,
ossia con la sostanza del raggio d’amore Figliale.
Se la morale ci ha fatti disuniti, la sostanziale ci ridonerà
l’unità sospirata?

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