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Decimo dono: il sacrificale da dirci e da fare.
Volontà sacrificale Paterna: terrestre, passiva inimicale
sul bene inerente: autorità ecclesiale.
5) Monopolio dell’unità. La cattolica si dà una sua unità
manipolando in parte quella di Cristo, con tre ingredienti:
a) La fede
b) I sacramenti
c) Il regime.
Una unità egoisticale, quale appare dalla pratica della
scomunica.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro che sei nei cieli. Sia fatta la tua volontà
sacrificale, la celeste e la terrestre. Preghiera tutta sacrificale
questa, da dirci e da fare. Il Padre vuole il sacrificale suo
celeste. Vuole pure il terrestre: il suo e il nostro: attivo e
passivo; il cosmico e l’inimicale.
Il nemico ci può sacrificare: i beni componenti, aderenti e
inerenti: dignità e autorità umana. La divina è sacrificale, la
genitoriale è egoisticale. E l’ecclesiale? Col decentramento
del sacrificale, ne viene una catena di interventi egoisticali,
tutti monopolizzatori. Dal quarto anello passiamo al quinto:
il monopolio dell’unità. L’unità ecclesiale dovrebbe derivare
dall’unità con Cristo. Gesù i suoi se li unisce mediante la
sua Parola conosciuta, creduta e vissuta. Una unità di arrivo,
e solamente morale o accidentale, assai inferiore a quella
unità sostanziale di partenza che il Padre fa con ogni creatura
al suo incominciare. Forse per dare sostegno alla fragilità
di quella unità morale, che la Chiesa ha inculcato ed esigito
una sua unità, accuratamente manipolata. Quale? Una
unità piuttosto ferrea affidata a tre concorrenti:
1) Alla fede: onde l’unità di fede. Tutti debbono credere
fermamente tutte e solo le verità di fede che la Chiesa
propone infallibilmente. L’eresia è una insidia pericolosissima
a quella unità, per questo si indaga per scoprirla,
scoperta la si colpisce, colpita la si sradica. Il rigore
dogmatico l’ha sempre praticato, fino al Concilio di
Papa Giovanni che ha avuto il buon intuito di promuovere
non un concilio dogmatico, ma pastorale. Il dogmatismo
della Chiesa cattolica invece di tutelare, ha
gravemente ferito l’unità dei cristiani.
2) L’ha affidata ai sacramenti: onde l’unità dei sacramenti.
Fissa il numero, lo chiude rigorosamente, e ne impone forzatamente
la recezione (Battesimo coatto). Il rifiuto di uno
solo lo tratta come segno di disumanità ecclesiale. (Per la
sua automatica efficacia) Sacramentare tutti e sempre è
stata la regola raccomandata ai sacerdoti. Fino a un’ora dal
decesso si doveva amministrare il sacramento della Santa
Unzione. Integrità numerica era un criterio assoluto.
3) L’ha affidata al suo regime, onde l’unità del regime. La
Chiesa ha una forma di governo che si chiama gerarchia.
Al vertice c’è il potere supremo del Papa al quale
compete non solo un primato di onore, ma di giurisdizione
al quale devono soggiacere tutti. Un potere che
viene partecipato in gradi diversi al collegio cardinalizio,
al collegio episcopale e ai sacerdoti. Ha sempre
esigito piena e indiscussa docilità alla gerarchia.
L’unità progettata e sostenuta dalla Chiesa non ha funzionato.
Una valanga di eresie ha infranto l’unità di
fede. Il rifiuto di taluni sacramenti, come l’Eucarestia
per i Protestanti, ha infranto l’unità dei sacramenti.
L’aperta ribellione al Primato del Sommo Pontefice ha
staccato da Roma intere popolazioni, dando vita a gravissimi
scismi e ad Oriente e ad Occidente.
Avesse accettato il sacrificale della sua unità avrebbe reso più
facile il rientro. Invece, ai frangitori della sua unità ha mostrato
i denti della sua rabbia e ha messo mano alla sua poderosa
vendetta: la scomunica. Siamo dinnanzi all’unità egoisticale
della Chiesa. Ben diversa l’unità sacrificale che Gesù dà alla
sua Chiesa e che noi avremo da ammirare e da imitare.

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