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Radiografia dell’autorità ecclesiale: sesto anello della
catena egoisticale: il monopolio del potere. Al regno messianico
i suoi attribuiscono un potere egoisticale antipagano
e antiromano.

Gesù al Regno di Dio rivendica un potere sacrificale antisatanico.
E mentre Gesù inscena il suo potere sacrificale,
i suoi si danno alla fuga. Il sacrificale di Gesù non fallisce.
Ora può irradiarsi sui suoi, e fra i suoi irradiarsi prima su
Pietro cui aveva promesso un suo potere.
Quale? Per individuarlo dobbiamo portarci a dopo la risurrezione.
Conclusasi felicemente la pesca miracolosa e
provveduto a una buona colazione, Gesù si volge personalmente
a Pietro per passargli qualcosa di suo.
Che cosa? Gesù ha un potere insito nell’amore Figliale.
Amore partecipato dal Padre in forma personale di Figlio
nella sua generazione temporale. L’esercizio di quel potere
va a comporre la potenza dell’amore.
Prima di passargli il suo potere sollecita Pietro a vagliare
accuratamente e insistentemente quello che crede di avere
verso Gesù. Lo fa con una triplice richiesta. Come mai triplicata?
Gli manca forse la conoscenza di quell’uomo?
Niente affatto!
Gesù sa che Pietro per tre volte successive è sceso in profondità
egoisticale rinnegandolo ripetutamente. Gesù lo
insegue fino in fondo, per mettere allo scoperto la sua
egoisticità, scioglierla e impiantarvi l’amore genuino. Un
amore non paritario, ma maggioritario su quello dei suoi
compagni. ‘Simone di Giovanni, mi ami tu più di questi?’.
Pietro lascia cadere nel silenzio il raffronto. Sa che in suo
sfavore c’è non solo la fuga, ma un triplice rinnegamento.
Azzarda la risposta paritaria: ‘Sì, Signore, tu sai che io ti
voglio bene’. Anche Gesù alla seconda richiesta lascia
cadere il raffronto. Gongolante è Pietro per il compito
autoritario assegnatogli due volte. ‘Pasci i miei agnelli.
Pasci le mie pecore’.
Lo pensa subito in esclusiva. Viene assalito da un’ondata
di tristezza quando Gesù pone la terza richiesta. Capisce al
volo dove Gesù vuole giungere: proprio sul fondo del suo
egoisticale rinnegamento, e non ha che abbandonarsi alla
conoscenza di Gesù. Ma per non sfigurare davanti agli
altri non si confessa esplicitamente, in modo che la cosa
rimanga solo fra loro due. ‘Tu sai tutto’. Gesù sa veramente
tutto: sa che Pietro lo ama egoisticamente e più degli
altri per quella promessa avuta dal Padre per ispirazione.
Sa che il conclamato amore è solo verbale (verrò con te
alla morte) mentre la sua egoisticità rinnegatrice è reale.
Carico dunque di falso amore per il Maestro che va al suo
sacrificale. Assente il vero che merita Pietro? Promozione
o bocciatura? L’aveva già fatto promosso due volte. Ora
non può rimangiarselo, e alla seconda aggiunge la terza. Il
potere Figliale transita a Pietro. Permane in lui la carica
egoisticale e perché non abbia ad appropriarsi del suo
gregge rivendica ripetutamente la sua proprietà su di esso:
i miei agnelli, le mie pecore.
Ma per pascere bene il suo gregge con cibo genuino e sano
lui stesso se ne deve pascere. Quale cibo? Pascersi del
cibo sacrificale sommo. Da giovane non l’ha fatto, ma in
vecchiaia sarà chiamato a farlo. Ma quando un altro lo cingerà
e lo condurrà al suo sacrificale, lui non vorrà: ‘Dove
tu non vuoi’. Quo vadis? Dirà Pietro a Gesù che gli si dà
da vedere e incontrare sulla via che lo vede fuggiasco. E
ora da Gesù un invito indiretto a fare ritorno sui suoi passi.
‘Vado a Roma a morire di nuovo’.
Bene a fatto Pietro a domandare il segno della sua avversità
al sacrificale. Domanda e ottiene dal carnefice una
crocifissione capovolta. Che potere dunque gli ha conferito?
Il potere sacrificale perché conduca il gregge di Gesù
ai pascoli sacrificali. Nessuno può pascere un altro sacrificalmente,
se lui stesso non si pasce sacrificalmente.
Necessitano pastori sacrificali.

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