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Radiografia dell’autorità ecclesiale. Sesto anello: il
monopolio del potere.

La chiave del Regno è sacrificale. Gesù ne parla e ne fa
uso. Bramata ardentemente. Confezionata amorosamente.
Azionata vistosamente. Quella di Gesù fu a una sola battuta:
si è lasciato sacrificare dall’odio ecclesiale ebraico,
alla maniera divina: con devoto, silenzioso amore sacrificale.
La nostra è a due battute. Dipendente la seconda
dalla prima: senza la prima non si passa alla seconda.
Eccone consistenza e funzionamento.
1) La prima battuta: il sacrificale che mi do all’egoisticità
che scorre in tutte le mie azioni, che nascono istintivamente
al tocco delle cose o delle persone, tocchi che
immergendosi nell’amore egoisticizzato mi danno: sentire,
agire e acconsentire.
2) La seconda battuta: il sacrificale che mi si dà: proveniente
da varie sorgenti: la cosmica, l’inimicale, la bellica,
la fisica. Vivendolo alla maniera divina, vado
compensando quel sacrificale che non mi sono dato per
incapacità o mala volontà.
a) lasciata l’immagine della chiave ci si domanda quale
sia la sua consistenza: in che cosa consiste la chiave
sacrificale. Non ha alcuna materialità, si compone
solamente di spiritualità: è chiave spirituale. Da me
non si è distinta, ma si identifica con me. Sono io che
mi vado chiavando sacrificalmente per il Regno dei
Cieli. Una chiavatura che ne esclude un’altra: se mi
vado chiavando sacrificalmente per il Regno dei
Cieli, mi vado schiavando dal regno infernale. Ma è
possibile, e per molti cristiani è in atto il contrario: si
vanno chiavando piaceralmente per il regno infernale,
e si vanno schiavando dal Regno dei Cieli.
b) Come funziona la chiavatura sacrificale di ingresso
nel Regno dei Cieli? Come fa il sacrificale vissuta
alla maniera divina a immettermi nel Regno dei
Cieli? Ecco in che modo: col sacrificale che mi do:
l’attivo: sciolgo la morte dell’amore nell’atto in cui
mi si fa. Con quello che mi si dà: il passivo: sciolgo
la morte dell’amore che mi si è fatta. Sciolta la
morte, questa viene trasformata in vita: è la metamorfosi
pneumatica: come la morte va in comunione
con me che ne vivo, così la vita va in comunione
con me che ne vivo.

È la comunione di vita. Una comunione che mi dà la massima
conoscenza: la coniugale. L’amicale è la più semplice.
La parentale è maggiore. La coniugale è la massima: la
più affascinante. Lo dicono i fidanzati che si coniugano
disordinatamente. Lo dicono i coniugati che non sanno
contenersi. Lo dicono i divorziati che non sanno accontentarsi.
Non lo dicono gli omosessuali. Tutti confermano che
la conoscenza coniugale è la più appagante. Solo che la
conoscenza coniugale corporale è di breve durata; da qui
nasce la ripetizione ravvicinata fino a sprofondare in una
schiavitù di difficilissima soluzione. Mentre la conoscenza
coniugale pneumatica, già in vita mi dà un assaggio di
vera gioia, e alla sua maturazione celeste mi darà una gioia
incommensurabile e intramontabile col Cristo. È la conoscenza
che mi mette in vigilanza e quindi mi fa pronto e
disposto all’ingresso nel Regno dei Cieli. Due conoscenze
segnano il destino eterno della persona:
1) La coniugale sacrificale: mi fa ingrediente nel Regno
dei Cieli.
2) La coniugale egoisticale: mi fa escludente dal Regno
dei Cieli e ingrediente nel regno di Satana.

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