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Decimo dono: sacrificale da dirci e da fare.
Volontà sacrificale Paterna: terrestre passiva inimicale sul
bene inerente: autorità umana. E l’ecclesiale? Sesto anello:
monopolio del potere. Monopolii sacramentali: battesimo. È
la fede nella sacrificalità dell’amore che apre al Battesimo
l’amore sacrificale: conscio nella conoscenza che si fa
coscienza. Percepito proprio e rivelato dalla coscienza
sacrificale e dall’acqua simbolo del sacrificale.


Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del dire
egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare sacrificale.
Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi dite:
Padre nostro che sei nei cieli. Sia fatta la tua volontà sacrificale,
la celeste e la terrestre. Preghiera tutta sacrificale questa,
da dirci e da fare. Il Padre vuole il sacrificale suo celeste.
Vuole pure il terrestre: il suo e il nostro: attivo e passivo;
il cosmico e l’inimicale. Il nemico ci può sacrificare: i
beni componenti, aderenti e inerenti: dignità e autorità
umana. La divina è sacrificale, la genitoriale è egoisticale. E
l’ecclesiale? Col decentramento del sacrificale, ne viene una
catena di interventi egoisticali, tutti monopolizzatori. Siamo
al sesto anello: il monopolio del potere. Il potere sacrificale
conferito a Pietro ci fa luce nella seconda delle due promesse:
‘La promessa delle chiavi del Regno dei Cieli’. In Pietro
l’unità sensibile delle chiavi sacrificali non ha rispettato la
loro individualità, e da potere sacrificale lo ha trasformato in
potere dominale. Da qui sono usciti i peccati storici della
Chiesa. Il Papa ne chiede perdono: un gesto di sicuro valore
e di chiara finalità: riconciliarsi col mondo e riunificare i cristiani.
Così lo Pneuma col Papa apre una via dal percorso
lungo e doloroso. Dovremo degoisticizzare quanto abbiamo
egoisticizzato: i monopolii settoriali e sacramentali.
*) Il Battesimo: il battesimo infantile, al quale abbiamo fatto
fare quello che non fa e ha una sua funzione profeticale:
manifestare la volontà dei genitori e il loro impegno di educare il figlio alla fede che apre al Battesimo, perché giunga
alla concezione battesimale. Ma quale è la fede che apre al
Battesimo? Non certo quella in Dio che è tutto amore beneficale
che va adorato, ringraziato, pregato, placato con atti di
culto specifici. Fede non impegnativa. Il Battesimo stesso
mi dice quale fede domanda per entrare nella persona: è concezione
divina in un essere umano. Vi viene concepito un
raggio di amore Figliale, in forma di comunione interpersonale.
Quell’amore è sacrificale, ed è questo che ci si dà da
vivere. Ci si apre al Battesimo credendo la sacrificalità dell’amore
Figliale. Ne viene un Battesimo di amore sacrificale.
Conscio della sua preparazione conoscitiva: devo conoscere
la sacrificalità di quell’amore Figliale che vuol entrare
in unione concezionale con me. Conoscenza che vado effondendo
a piene mani. Conscio: ancor più nella confluenza
sua. La conoscenza su azione Pneumatica va a comporsi in
coscienza, che è conoscenza convinta. Conscia la conoscenza
del sacrificale dell’amore. Conscia la sia confluenza: la
coscienza. Ma non lo è la concezione battesimale nel suo
farsi. Non è percepibile: è un atto puramente spirituale e
pneumatico. Non si può avvertire. Sappiamo però dove si
colloca. Si compie nello spazio che va dalla conoscenza alla
coscienza. Quando registrai il farsi della coscienza sacrificale
mi sono messo a gridare: sono battezzato e cresimato al
Figliale consciamente. Quel segno battesimale infantile ha
avuto il suo compimento.
Da vuoto iniziale, mi si è riempito: di grazia Figliale ora mi
sento pieno, come di disgrazia Paterna. Conferma della concezione
Paterna l’ho dalla mia coscienza egoisticale: questa
mi dice che alla base c’è una concezione battesimale Paterna
inconscia. Che il battesimo Figliale è sacrificale ce lo dice
anche la materia del segno. È l’acqua: non parla di pulizia,
di candeggio, ma solo di sacrificale: simbolo di morte, quindi
del sacrificale. Simbolo della sacrificalità dell’amore che
sceglie la morte dell’amore. Acqua e spirito. Dal sacrificale
si rinasce. Non dal piacerale.

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