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Decimo dono: il sacrificale da dirci e da fare.
Volontà sacrificale Paterna: terrestre, passiva, inimicale, sul
bene inerente: autorità umana. E l’ecclesiale? Sesto anello:
il monopolio del potere. Le qualità della chiave sacrificale:
1) Unicità: come per l’egoisticale, così per la sacrificale.
2) Personalità
3) Molteplicità che va in unità pneumatica
4) Il potere non è delle chiavi, ma della chiave: potere
assolvente e indulgenziale (sacerdozio)

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro che sei nei cieli. Sia fatta la tua volontà
sacrificale, la celeste e la terrestre. Preghiera tutta sacrificale
questa, da dirci e da fare.
Il Padre vuole il sacrificale suo celeste. Vuole pure il terrestre:
il suo e il nostro: attivo e passivo; il cosmico e l’inimicale.
Il nemico ci può sacrificare: i beni componenti,
aderenti e inerenti: dignità e autorità umana. La divina è
sacrificale, la genitoriale è egoisticale. E l’ecclesiale? Col
decentramento del sacrificale, ne viene una catena di interventi
egoisticali, tutti monopolizzatori. Siamo al sesto
anello: il monopolio del potere. Il potere sacrificale conferito
a Pietro ci fa luce sulla promessa.
Promette un edificio pneumatico basato su Pietro, pietrificato
sacrificalmente.
Promette le chiavi del Regno dei Cieli. Molte le sbagliate,
una sola la giusta: la chiave sacrificale la cui consistenza
è data dalla conoscenza coniugale pneumatica col Cristo.
Proseguendo, dobbiamo ancora fare uso dell’immagine
della chiave. Siamo alle qualità essenziali della chiave
sacrificale.
1) È una sola: una sola chiave che si qualifica sacrificale,
come una sola è quella che si qualifica egoisticale. Solo
che la sacrificalità della chiave può avere calibratura
diversa. La massima è quella dei martiri, segue quella
dei vergini, dei poveri di libera scelta, e si arriva a quella
dei confessori, che hanno praticato una sacrificalità
parziale.
2) Non è chiave da consegna, ma da forgiare o confezionare.
È strettamente personale: ognuna ha la sua e non
può averne più di una. Anche il Papa ha la sua, come la
ebbe Pietro. Per entrare gliene basta una. Perché tante
chiavi? Tutta da capire la seconda promessa: ‘A te darò
le chiavi’. E quella di ciascuno è forgiata dalla persona
singola La mia la facciamo su io e lo Pneuma. Io ci
metto la mia conoscenza del sacrificale, Lui me la fa su
in coscienza d’amore sacrificale Figliale. Di amore
Paterno siamo tutti pieni allo stesso modo, ma di quello
Figliale abbiamo dotazioni diverse, segnate da diversi
gradi di recettività. I vasi umani non hanno tutti la
stessa capacità.
3) La personalizzazione della chiave le fa essere molteplici.
I discepoli di Gesù sono molti, quindi molte sono le
chiavi. Unicità e molteplicità delle chiavi. Chiavi
distinte ma non diverse, che possano confluire in perfetta
unità. Anche i raggi solari hanno nel sole la loro
unità. Sono infatti irradiazione solare. Gesù è il sole
sacrificale: tutti i suoi raggi hanno in Lui unità di partenza
e unità di ritorno. Gesù alle chiavi ha voluto assegnare
un principio di unità sensibile. Tutte le chiavi
sono chiamate a confluire in unità. La persona unificatrice:
il Papa. Le chiavi sacrificali confluiscono nel
Papa, il Vicario di Cristo. A Pietro le ha affidate per la
loro formazione e la loro maturazione. È facile ora
capire che ogni separazione o ribellione è opera esclusiva
di chiave egoisticale che non unisce, ma divide.
Ogni divisione la vuole Gesù per accettazione sacrificale
perché comprenda la sua Chiesa che l’egoisticità
vi è presente e operante.
4) Il potere non è delle chiavi, ma della chiave. La confluenza
delle chiavi non è cessione di potere. Il potere
ce l’ha tutto la chiave sacrificale. Il cristiano col suo
sacrificale può sciogliere il male che si è fatto all’amore.
Io mi assolvo, io mi indulgenzo col mio sacrificale.
Sacerdozio individuale. Il nostro è ministeriale.

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