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Decimo dono: il sacrificale da dirci e da fare.
Volontà sacrificale Paterna: terrestre passiva inimicale
sul bene inerente dell’autorità umana. L’ecclesiale? Sesto
anello: monopolio del potere. Chiedere perdono:
1) Che valore ha
2) Quale la sua finalità?
a) Riconciliazione con tutti i popoli della terra
b) Riunificazione di tutti i cristiani.
Movimento ecumenico marginale. Quale la sostanza vera?

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del dire
egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare sacrificale.
Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi dite:
Padre nostro che sei nei cieli. Sia fatta la tua volontà sacrificale,
la celeste e la terrestre. Preghiera tutta sacrificale que73
sta, da dirci e da fare. Il Padre vuole il sacrificale suo celeste.
Vuole pure il terrestre: il suo e il nostro: attivo e passivo;
il cosmico e l’inimicale. Il nemico ci può sacrificare: i beni
componenti, aderenti e inerenti: dignità e autorità umana. La
divina è sacrificale, la genitoriale è egoisticale. E l’ecclesiale?
Col decentramento del sacrificale, ne viene una catena di
interventi egoisticali, tutti monopolizzatori. Siamo al sesto
anello: il monopolio del potere. Il potere sacrificale conferito
a Pietro ci fa luce nella seconda delle due promesse: ‘La
promessa delle chiavi del Regno dei Cieli’. In Pietro l’unità
sensibile delle chiavi sacrificali non ha rispettato la loro individualità,
e da potere sacrificale lo ha trasformato in potere
dominale. Dominando ha schiacciato un po’ tutto e un po’
tutti, commettendo gravissimi peccati storici. Dei peccati
storici della Chiesa ora il Papa chiede perdono. (Non per
induzione o per ammissione) Il gesto vale come riconoscimento
ufficiale pubblico e oggettivo dei peccati storici. Il
suo valore sta nel rispetto della coscienza soggettiva di chi
ha peccato, e nel dovere di affermare il male oggettivo. Il
primo esame sul chiedere perdono è esaurito. Che valore ha.
Prosegue con un’altra richiesta: il chiedere perdono quale
finalità sottintende? Con l’esercizio del potere dominale ci
siamo inimicati un po’ tutti: gli ebrei, i musulmani, gli
indios, i neri, gli indigeni. Suona l’ora della riconciliazione.
Il Padre la vuole, il Figlio la conduole, e lo Pneuma la fa
essere. Il Papa la dice e la fa: gradualmente va sciogliendo
odi secolari; trasformati in amore, ne fa dono a tutti i popoli
offesi, i quali si sono trasmessi per generazioni gli stessi sentimenti
scoppiati al tempo dell’offesa. È di tale vastità lo
sforzo, che possiamo parlare di riconciliazione mondiale. La
Chiesa vuol fare la pace col mondo offeso. Una pace includente
tutti i popoli; non solo, ma tutti i cristiani coi quali si è
inimicata. Una inimicizia vicendevole: i cattolici hanno peccato
contro i cristiani, e questi contro di noi. Non è facile stabilire
il grado di colpevolezza, ma senza timore di errare si
può affermare: ha più odiato, chi più ha egoisticizzato.
Sicuramente noi cattolici abbiamo più egoisticizzato: riprendiamo
alla mente i sei monopolii che ci siamo dati e sarà
facile concludere che noi abbiamo odiato di più. Le scomuniche
sono sempre partite dall’autorità pietrina. Lutero l’ha
bruciata sulla pubblica piazza. Dunque ci siamo odiati a
vicenda. È bene che il Papa chieda perdono, ma è pure bene
che offra perdono. E l’ha veramente fatto: chiede e offre perdono.
Non si sa se otterrà perdono; vuole però assicurare i
cristiani che lui è pronto ad accordarlo qualora ne facciano
richiesta. È un grande gesto sacrificale che pone senza alcuna
condizione, ma afferma la sua piena disponibilità.
Tentativo di riconciliazione. Ma lo sguardo punta più in là.
Il dominio da una parte e l’odio dall’altra hanno provocato
delle gravissime scissioni che hanno frantumato l’unità della
Chiesa Figliale. Quella unità che Gesù stesso ha invocato
pregandola nella sua ultima cena. Il Papa punta non solo alla
1) Riconciliazione, ma anche alla
2) Riunificazione dei cristiani.
Un traguardo ambizioso assai che sicuramente il Papa ha
sognato per l’anno giubilare per dare corpo visibile alla
riconciliazione globale; e per concludere con una forte positività
il suo pontificato. C’è tutto un movimento che lavora
per la riunificazione: è il movimento ecumenico che è nato
fra i cristiani nel 1910, al quale si sono associati molti anni
dopo (1960) anche i cattolici. Si percorrono molte vie: il dialogo,
le discussioni teologiche, una bibbia in comune: tutte
vie marginali. Una sola la via maestra: il sacrificale ecclesiale
per il quale vogliamo dedicare una apposita riflessione.

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