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Decimo dono: il sacrificale da dirci e da fare.
Volontà sacrificale Paterna: terrestre, passiva, inimicale sul
bene inerente dell’autorità umana. L’ecclesiale? Sesto anello:
monopolio del potere. Che valore ha il chiedere perdono?
Manca offensore e offeso, quindi non vale. Fuori tempo
utile. Eppure è lo Pneuma l’ispiratore. Vale: come ufficiale,
pubblico e oggettivo riconoscimento dei peccati storici
della Chiesa. Rispetto al soggetto. Dovere all’oggetto.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del dire
egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare sacrificale.
Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi dite:
Padre nostro che sei nei cieli. Sia fatta la tua volontà sacrificale,
la celeste e la terrestre. Preghiera tutta sacrificale questa,
da dirci e da fare. Il Padre vuole il sacrificale suo celeste.
Vuole pure il terrestre: il suo e il nostro: attivo e passivo;
il cosmico e l’inimicale. Il nemico ci può sacrificare: i beni
componenti, aderenti e inerenti: dignità e autorità umana. La
divina è sacrificale, la genitoriale è egoisticale. E l’ecclesiale?
Col decentramento del sacrificale, ne viene una catena di
interventi egoisticali, tutti monopolizzatori. Siamo al sesto
anello: il monopolio del potere. Il potere sacrificale conferito
a Pietro ci fa luce nella seconda delle due promesse: ‘La
promessa delle chiavi del Regno dei Cieli’. In Pietro l’unità
sensibile delle chiavi sacrificali e la loro specifica individualità.
L’egoisticità pietrina ci espropria, se ne appropria e la va
manipolando in senso egoisticale. Ne viene un Vangelo
egoisticizzato, un potere sacrificale egoisticizzato e un Dio
violentato. Il tutto taciuto e nascosto. Lo Pneuma ai giorni
nostri apre: mente, cuore e bocca pietrina e gli fa fare ciò che
non ha mai fatto. Prima l’aveva fatto silenziare, ora lo fa parlare.
Cosa dice? Chiede perdono dei peccati storici della
Chiesa cattolica. Dobbiamo passare ad un serio esame di
questo fenomeno ecclesiale nuovo. Che valore ha chiedere
perdono oggi dei peccati secolari della Chiesa? Il Papa ‘chiede
perdono’. Cosa esige il chiedere perdono? Esige la compresenza
dell’offensore e del’offeso.
1) Offensore è colui che ha commesso il male contro un
altro. Dove sono gli offensori del passato? Non ci sono
più in terra.
2) Offeso è colui che ha ricevuto il male da un altro. Dove
sono gli offesi del passato? In terra non ci sono più.
Non si può agire in nome loro?
Offensori e offesi non si possono sostituire e rappresentare
e agire in nome loro. (Manca una qualsiasi delega)
Quindi per una richiesta di perdono siamo fuori tempo
utile. Scaduto il tempo. E non è lo Pneuma che lo fa fare
all’autorità pietrina? Che valore ha allora quella richiesta
di perdono? Il valore ce l’ha sicuramente, dal momento
che lo Pneuma non agisce a vuoto, e meno ancora per errare.
Ecco il suo valore: ‘È l’ufficiale, pubblico e oggettivo
riconoscimento dei peccati storici della Chiesa cattolica’.
Tutto il valore si impernia sul riconoscimento, il resto gli
gira intorno. Li chiamiamo accidenti e sono tre aggettivi:
ufficiale, pubblico e oggettivo. Vediamoli:
1) Ufficiale: è un atto fatto da colui che al presente ha l’ufficio
pietrino: il Papa attuale. Poiché è ufficiale vale per
tutta la Chiesa: quindi io non posso prendere le distanze
da lui e non posso rigettare il suo atto. Sarei non solo
contro di lui, ma sarei anche contro la storia. E la storia
è successione di fatti umani realmente avvenuti in
terra, in un preciso e determinato periodo.
2) Pubblico: la cosa passa naturalmente nel dominio di
tutti. Un fatto non più nascosto e segreto, ma di pubblico
dominio. Chiunque ne può parlare. Io pure ne parlo.
3) Oggettivo: è l’aggettivo più importante e decisivo in
ordine a un possibile giudizio.
Il Papa emette un giudizio non soggettivo. Per farlo
dovrebbe possedere personali conoscenze, le sue convinzioni:
quindi la coscienza di chi pecca. Questo non
è possibile se non al soggetto che manifesta la sua
coscienza.
Solo Dio può leggere una coscienza. Gesù stesso lo ha
fatto: ‘Vi uccideranno, convinti di dare gloria a Dio’:
coscienza soggettiva, è la buona fede: si crede di far bene
e invece si fa oggettivamente male. L’egoisticità dell’offeso
non ammette alcuna distinzione: il male che gli si fa è
oggettivo e soggettivo. Quello del Papa è riconoscimento
oggettivo: l’autorità pietrina ha fatto cose che in se stesse
sono vero peccato. Prima, si conoscevano e si nascondevano.
Ora, si conoscono e si riconoscono oggettivamente
e davanti agli altri. Rispetto e dovere in armonia: rispetto
alla coscienza soggettiva (non condanna).
Dovere di giudizio oggettivo.

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