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Decimo dono: il sacrificale da dirci e da fare.
Volontà sacrificale Paterna: terrestre passiva inimicale sul
bene inerente dell’autorità umana. L’ecclesiale? Sesto
anello: monopolio del potere. Affondamento delle promesse
e squalifica di Pietro li fa aspirare alla sostituzione. Ne
discutono dopo il secondo annuncio cui segue un corale
tentativo egoisticale di rivalsa su Pietro. Abbracciando un
bambino dà la nuova regola.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del dire
egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare sacrificale.
Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi dite:
Padre nostro che sei nei cieli. Sia fatta la tua volontà sacrificale,
la celeste e la terrestre. Preghiera tutta sacrificale questa,
da dirci e da fare. Il Padre vuole il sacrificale suo celeste.
Vuole pure il terrestre: il suo e il nostro: attivo e passivo;
il cosmico e l’inimicale. Il nemico ci può sacrificare: i
beni componenti, aderenti e inerenti: dignità e autorità
umana. La divina è sacrificale, la genitoriale è egoisticale. E
l’ecclesiale? Col decentramento del sacrificale, ne viene una
catena di interventi egoisticali, tutti monopolizzatori. Siamo
al sesto anello: il monopolio del potere. Quale potere passa
Gesù alla sua Chiesa? Il Regno di Dio di Gesù viene a contesa
con quello di Satana. Il divino è sacrificale, il satanico è
egoisticale. L’egoisticità si era espansa per azione satanica
sul regno messianico che i suoi avevano mutuato dalla loro
Chiesa. Gesù l’ha unita radicalmente annunciando la sacrificalità
del suo Regno che Lui vivrà in prima persona.
1) Al primo annuncio scoppia l’indignata protesta di Pietro.
2) Al secondo che succederà?
‘Va’ lontano da me, Satana’ era suonato nel gruppo degli apostoli
come un affondamento delle promesse fatte a Pietro.
1) Un edificio: l’ecclesiale, poggiante su di lui come fondamento.
2) La consegna a lui delle chiavi del Regno dei Cieli e come
una squalifica totale e definitiva dello stesso Pietro.
Il ferro chi non lo sa, si batte a caldo, non a freddo. Per questo
alla distanza di un mese eccolo pronto a ripetere l’annuncio
della sacrificalità del suo Regno. Primo: cominciò a
mostrare il suo sacrificale descrivendolo. Ora passa a un colpo
di martello: ‘Ponetevi bene in mente queste parole’: consegnato,
verrà ucciso ma poi risorgerà. Li invade la tristezza, ma
senza capire appieno perché il suo Regno discordava troppo
da quello messianico che avevano in testa. Nulla di meglio
che seppellire tutto nel silenzio. È da quel silenzio che può riemergere
la loro ambizione. L’ambizione di tutti, meno quella
di Pietro. Proprio per fargli sapere che la sua squalifica si è
consumata in quel verdetto inoppugnabile emesso da Gesù
con quel ‘Via, lontano da me, Satana’, si mettono a discutere
fra loro per far emergere chi ha più titoli per occupare il primo
posto nel Regno di Dio. Ma non si poteva continuare a discutere
senza un pronunciamento personale del Maestro. E sono
loro a sollevarlo. Si accostano a Gesù, Pietro in coda al gruppo,
bramoso di conoscere solamente il nuovo candidato,
eventualmente per contestarlo. La domanda non può essere
inevasa tanto e stringente: ‘Chi è il più grande nel Regno dei
Cieli?’. Gesù sa che quella è la conclusione di una loro accesissima
discussione attuata lungo la strada. Lo vuol sapere da
loro: di che cosa discutevate lungo la strada. Ma non vengono
allo scoperto e tacciono per paura di un nuovo rimprovero.
Entrano in casa, si sistemano per bene e poi ecco la sentenza
che elimina ogni discussione: ‘Se uno vuole essere il primo,
sia l’ultimo di tutti, e di tutti servitore’. A quel punto occorreva
agganciare la lezione a un segno. Chiama un piccolo, gli si
unisce abbracciandolo, e poi ecco la parlata di quel segno: ‘Se
non cambiate e non diventate come i bambini non entrerete
nel Regno dei Cieli’. Scoperti e indifesi come i bambini, esposti
al sacrificale di tutti. Così hanno risposto al secondo
annuncio della sacrificalità del suo Regno: con una corale
rivalsa, non con l’umile accettazione.

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