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Decimo dono: il sacrificale da dirci e da fare.
Volontà sacrificale Paterna: terrestre, passiva, inimicale
sul bene inerente dell’umana autorità. E l’ecclesiale?
*) Monopolio del potere. La Paterna divina è sacrificale.
Scende dalle altezze per arrivare all’abisso sacrificale: la

morte dell’amore. Discende con la sua metamorfosi sacrificale.
Si dà il DNA o codice genetico. Da atto puro alla
sua potenzializzazione. Nel contempo è la generazione
temporale del Figlio. Fecondità marginale
 
Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro che sei nei cieli. Sia fatta la tua volontà
sacrificale, la celeste e la terrestre. Preghiera tutta sacrificale
questa, da dirci e da fare. Il Padre vuole il sacrificale suo
celeste. Vuole pure il terrestre: il suo e il nostro: attivo e
passivo; il cosmico e l’inimicale. Il nemico ci può sacrificare:
i beni componenti, aderenti e inerenti: dignità e autorità
umana. La divina è sacrificale, la genitoriale è egoisticale.
E l’ecclesiale? Col decentramento del sacrificale, ne viene
una catena di interventi egoisticali, tutti monopolizzatori.
Siamo all’ultimo anello: il sesto: il monopolio del potere.
Dio ha taciuto su quella potenza divina egoisticale che l’uomo
biblico ha collocato in Lui. Sono giunti i tempi della sua
personale manifestazione. Lo fa col Visuato Paterno, col
quale mostra all’uomo il movimento espropriativo di quel
raggio divino che gli si è dato da vivere al suo incominciare.
Risalendo dal raggio fino al sole divino, ecco la sorgente
eternale di un tale movimento. Il Padre vi è sacrificazione-
personificazione di Figlio, eterna comunione.
Ora ci è palese la divina potenza: è potenza sacrificale.
Queste altezze solitarie permangono eternamente intatte.
Solitarie: perché vi è solo la Trinità infinita, e perché sono
irraggiungibili da chiunque, pure da Maria. Da quelle altezze
deve essere disceso, diversamente noi non ci saremmo,
ed è disceso per davvero trasformandosi. Il motore metamorfosale
è nella sua potenza sacrificale evolutiva. Come

mai discende? Perché nel talamo eternale non può raggiungere
l’abisso sacrificale. Nel talamo eternale non è
possibile la morte viva dell’amore. Ma questo è l’abisso
sacrificale cui vuole arrivare, e che gli può essere dato
solamente dalla egoisticizzazione totale e definitiva dell’amore.
Eccoci alla Paterna metamorfosi sacrificale
discendente: parte dall’atto puro eternale per il quale è
espropriazione - cessione - personificazione di Figlio,
eterna comunione. Pur restando tale, passa alla sua potenzializzazione:

si potenzializza, si riduce, si riduce fino a
farsi un concentrato sommo di potenzialità sacrificali che
andranno evolvendosi successivamente. Si compone il suo
DNA: il suo codice genetico sacrificale. Così si esprime la
sua potenzialità sacrificale o piccolare.
Il Padre si fa espropriabile, cedibile, concepibile, vivibile
e moribile. Potrà ottenere la morte dell’amore lasciandosi
egoisticizzare. L’atto metamorfosale esplode simultaneamente
in una fecondità inimmaginabile. Fecondità generativa.
È la generazione temporale del Figlio. Il Padre in
metamorfosi si cede espropriato in forma personale di
Figlio. Agente lo Pneuma, si dà da vivere al sacrificale. Il
DNA Figliale è composto: la sua umanazione, nella pienezza
dei tempi sacrificali, la sua libera sacrificazione, la
sua metamorfosi pneumatica, la sua irradiazione, la sua
ecclesiazione, la sua metamorfosi somatica. Una vita al
sacrificale Figliale.
Fecondità marginale: la sua creatività angelicale, cosmica,
umanale, la temporale. La storicità, l’infernalità, la celestialità.
Come il Padre, così il Figlio. Una sola la sua
potenza: Onnipotenza Sacrificale.

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