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Decimo dono: il sacrificale da dire e da fare.
Volontà sacrificale Paterna: terrestre passiva inimicale sul
bene inerente: autorità umana. L’ecclesiale? Sesto anello: il
monopolio del potere. Al terzo annunzio, esce fuori un nuovo
tentativo famigliare, esso pure egoisticale, di sorpasso.
Preghiera vana neppure conosciuta. Però esplosiva per i
dieci. A tutti Gesù rintraccia la regola del primo e del grande.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del dire
egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare sacrificale.
Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi dite: Padre
nostro che sei nei cieli. Sia fatta la tua volontà sacrificale, la
celeste e la terrestre. Preghiera tutta sacrificale questa, da dirci
e da fare. Il Padre vuole il sacrificale suo celeste. Vuole pure
il terrestre: il suo e il nostro: attivo e passivo; il cosmico e
l’inimicale. Il nemico ci può sacrificare: i beni componenti,
aderenti e inerenti: dignità e autorità umana. La divina è sacrificale,
la genitoriale è egoisticale. E l’ecclesiale? Col decentramento
del sacrificale, ne viene una catena di interventi
egoisticali, tutti monopolizzatori. Siamo al sesto anello: il
monopolio del potere. A quale potere ambivano i suoi? Nel
regno messianico ambivano a un potere egoisticale. Ma di
quale potere dispone Gesù per la sua Chiesa? Un potere sacrificale.
Di qui la sua dolorosa operazione chirurgica: asportare
l’egoisticità da quel regno messianico e farvi il trapianto
della sacrificalità. Tre tentativi non riusciti. Al primo annuncio
della sacrificalità del Regno di Dio, scatta la indignata
personale protesta di Pietro. Al secondo annuncio scatta il
corale tentativo egoisticale di rivalsa su Pietro. E al terzo
annuncio che succederà? Siamo a un mese dal suo sacrificale.
È in cammino verso Gerusalemme. L’imminenza lo spinge
a darne una minuta presentazione: ecco, ora ascendiamo a
Gerusalemme e lì si compiranno tutte le cose scritte dai profeti
sul Figlio dell’uomo: sarà consegnato, a morte condannato,
ai pagani affidato: schernito, sputacchiato, flagellato, ucciso.
Lo scontro fra le due concezioni del potere è così violento
che ne rimangono storditi al punto da non capirci niente.
Nella loro comprensione c’era solamente un potere: l’egoisticale.
Prontissimo esce fuori allo scoperto un nuovo tentativo
egoisticale. Non più singolo o corale, ma famigliare. Un blocco
famigliare per sfondare la contrarietà di Gesù al loro sogno
egoisticale. Proprio allora gli si accosta una madre con i suoi
due figli. Salome. Giacomo e Giovanni. La donna gli si pro-
stra dinnanzi in adorazione e per ingraziarsi Gesù. Era quella
la posa dell’orante. Lei non avrebbe parlato se Gesù non
l’avesse sollecitata. Che vuoi? Domanda un pronunciamento
e un impegno verbale e reale a favore dei suoi due figli. Di’
che siedano questi miei due figli, uno alla tua destra e uno alla
tua sinistra nel tuo Regno. Una richiesta grondante di egoisticità
da ogni parte. Non solo: una richiesta non dettata dall’intelligenza,
ma imposta dalla egoisticità istintivata: ‘Non sapete
ciò che domandate’. Due grosse difficoltà da superare per
aspirare a quei due posti nel Regno di Dio, quello vero.
a) Occorre bene un calice simile al mio e ricevere un
battesimo sacrificale. Baldanzosi e temerari lo assicurano
che sono pronti e che lo possono fare.
b) Gesù non ha il potere di assegnare i seggi: è di spettanza
esclusivamente Paterna, anzi sono già assegnati.
Una richiesta vuota e vana. Anzi esplosiva di rabbia e di indignazione,
come realmente avvenne. I dieci, Pietro compreso,
contro i due. Ci pensa Gesù non solo a calmare la acque, ma
a fare chiaro nel potere che assegna alla sua Chiesa. Non
dominio assoluto e abuso di potere, ma servire per essere
grande e lasciarsi schiacciare per essere il primo. Tentativo
egoisticale di sorpasso. Queste le reazioni all’annuncio del
suo sacrificale. Che succederà al suo compiersi?

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