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Decimo dono: il sacrificale da dirci e da fare.
Volontà sacrificale Paterna: terrestre passiva, inimicale
sul bene inerente dell’autorità umana. *) Monopolio dell’unità.
L’unità pregata ci dice il male della disunione.
L’egoisticità cattolica mette mano alla scomunica, senza
averne il potere. Mi posso scomunicare io dal Figlio per
sfideamento e dal Padre per infruttificazione.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro che sei nei cieli. Sia fatta la tua volontà
sacrificale, la celeste e la terrestre. Preghiera tutta sacrificale
questa, da dirci e da fare. Il Padre vuole il sacrificale
suo celeste. Vuole pure il terrestre: il suo e il nostro: attivo
e passivo; il cosmico e l’inimicale.
Il nemico ci può sacrificare: i beni componenti, aderenti e
inerenti: dignità e autorità umana. La divina è sacrificale,
la genitoriale è egoisticale. E l’ecclesiale? Col decentramento
del sacrificale, ne viene una catena di interventi
egoisticali, tutti monopolizzatori. Siamo al quinto: il
monopolio dell’unità. Sacrificale è l’unità che Gesù assegna
alla sua Chiesa. Si irradia moralmente col suo sacrificale
(unificante) e si unisce col nostro. Ma la irradiazione
morale non ci ha dato l’unità. Eppure l’ha pregata pubblicamente
dinnanzi ai suoi. Non l’ha ottenuta perché a Gesù
premeva di più il suo sacrificale pneumatico ecclesiale
temporale. Perché l’ha pregata sapendo di preferire il
sacrificale della disunione? Per farci sapere che la disunione
ecclesiale è un nostro gravissimo male. (Cfr. la vite e i
tralci) La nostra egoisticità nella Chiesa ha generato e genera
la lotta religiosa, che crea la disunione. Fu proprio l’egoisticità
della Chiesa cattolica a provocare la ribellione di
interi popoli cristiani. Così interi popoli cristiani fideati
sono insorti contro la Chiesa cattolica fideata. Fideati cristiani
contro fideati cattolici. Ortodossi orientali. Protestanti
in Germania. Anglicani d’Inghilterra. Valdesi della
Svizzera. Ugonotti di Francia. Puritani d’America.
Orangisti d’Irlanda. Tutti contro la Chiesa cattolica romana.
Così si sono odiati e si sono sbranati come belve feroci. Chi
più forti nell’odiare? Chi era più armato.
La Chiesa cattolica ha impugnato un’arma ieri efficace, ma
spuntata oggi. I fideati ribelli li ha buttati fuori dalla Chiesa
con l’arma della scomunica. Scomunicare: ma chi lo può
fare? Scomunicare è recidere uno dalla Chiesa e buttarlo
via. Identico l’anatema: tagliare. È Paolo che incomincia a
invocare la scomunica: scrivendo ai Corinti: ‘Se qualcuno
non ama il Signore, anatema sia’. Ma chi lo può scomunicare?
Gesù irradiato è la vite vera: la Chiesa vera. La Chiesa
Figliale è anche Paterna. È in essa che il Padre svolge due
funzioni: potare e tagliare.
1) In Cristo ci si immette nel fideato: credo a Lui e credo
in Lui.
2) Per restare Chiesa occorre rimanere in Lui.
3) La fruttificazione è propria e esclusiva del sacrificale.
È metamorfosale: trasforma in bene il male liberamente
sacrificato. La scissione da Cristo può effettuarsi:
a) con la mia fuoriuscita per sfideamento. Ci pensa
Satana a buttarlo via, a raccoglierlo per il fuoco.
b) Con la mancata fruttificazione: la recisione allora
spetta al Padre. Quando lo fa?
Quando ogni possibilità di fruttificazione è esaurita.
Sicuramente alla fine della vita. Alla vite non è concesso
di seguire il Padre nella sua infernalizzazione eternale. La
Chiesa non può scomunicare.
1) Il cristiano che non rimane in Gesù sfideandosi: è lui
stesso che si scomunica.
2) Il cristiano che non fruttifica viene scomunicato dal
Padre: lo recide dal Figlio e lo separa per sempre e va
col tralcio nell’eterna morte dell’amore.
Abbiamo scomunicato e non ne avevamo alcun potere.
L’abbiamo fatto con la nostra egoisticità punitiva. Il Papa
attuale confessa molti peccati, ma gli manca quest’ultimo.

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