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Decimo dono: il sacrificale da dirci e da fare.
Volontà sacrificale Paterna: terrestre passiva inimicale sul
bene inerente dell’autorità umana. *) Monopolio del potere.
Parlata nuova e cacciata pronta esige una identificazione:
chi è costui? Le opinioni della gente e dei suoi. È il Cristo.
Silenzio per degoisticizzarlo. Lo fa subito col primo annuncio
della passione. Indignata protesta di Pietro.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il vecchio
fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del dire egoisticale,
ed ecco uscir fuori la preghiera del fare sacrificale. Ci
si accosta pregandolo. Quando pregate, voi dite: Padre nostro
che sei nei cieli. Sia fatta la tua volontà sacrificale, la celeste e
la terrestre. Preghiera tutta sacrificale questa, da dirci e da fare.
Il Padre vuole il sacrificale suo celeste. Vuole pure il terrestre:
il suo e il nostro: attivo e passivo; il cosmico e l’inimicale. Il
nemico ci può sacrificare: i beni componenti, aderenti e inerenti:
dignità e autorità umana. La divina è sacrificale, la genitoriale
è egoisticale. E l’ecclesiale? Col decentramento del
sacrificale, ne viene una catena di interventi egoisticali, tutti
monopolizzatori. Siamo al sesto anello: il monopolio del potere.
Quale potere? Il sacrificale divino o l’egoisticale satanico?
Il sacrificale forma il Regno di Dio. L’egoisticale forma il
regno di Satana. L’arrivo del Regno di Dio con Gesù è comprovato
dalla ricacciata di Satana nel posto che gli spetta: dal
corpo animato degli ossessi lo ricaccia nello spirito Spiritato.
Quel segno i suoi non l’hanno capito ed è rimasto più che
misterioso. Tutti sono invasi da stupore: ‘E si stupirono tutti,
tanto che si domandavano tra di loro: che parlare è mai questo?
Un insegnamento nuovo dato con autorità. Comanda agli
spiriti immondi con potenza, e gli obbediscono’. Dal suo parlare
dal suo fare si passa subito alla identificazione della persona
che fa simile cose. Chi è costui che parla in modo nuovo
e fa simili cose? Anche i suoi se lo domandavano: chi è questo
Gesù di Nazareth? Non si domanda alla persona interessata,
ma si vanno a raccogliere le opinioni degli altri. Gesù ne fa
richiesta: ‘Chi dice la gente che sia il Figlio dell’uomo?’. Fatto
l’elenco, Gesù domanda che aggiungano la loro opinione. Non
c’è tempo per produrla perché fulmineo il pensiero del Padre
scorre nella mente di Pietro che, quale nuova Sibilla, lo emette
con tutta forza: ‘Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente!’.
Al pensiero del Padre Gesù aggiunge la sua promessa: su questa
pietra io edificherò la mia Chiesa che Satana non potrà
abbattere. A te darò la pienezza del potere. A conclusione
impone il silenzio su di Lui, perché prima deve degoisticizzare
il Messia che avevano in mente. E lo fa subito: da allora
Gesù cominciò a mostrare ai suoi discepoli la sacrificalità del
suo Regno. Non un regno egoisticale antipagano e antiromano,
ma un regno sacrificale antisatanico. È qui che incomincia
l’urlo violentissimo fra Gesù e i suoi, fra una realtà vera e una
mentalità sbagliata perché egoisticizzata. A questo primo
annunzio della passione messianica, scoppia una protesta indignata.
Parte velocissima, è la velocità dell’istinto, e proprio da
colui che il Padre aveva bene ispirato: Pietro. Lo prende per un
braccio, te lo separa dagli altri, e con forza dirompente emette
lo scongiuro: ‘Lungi da Te, Signore!’. Poi aggiunge la garanzia:
‘Questo non ti avverrà!’. Gesù con un’occhiata forte raduna
tutti gli altri per un ascolto di quello che sta per dire a
Pietro: ‘Via, lontano da me, Satana!’. Pietro, identificato con
Satana, si sente sprofondare nella vergogna bruciante. Nulla
da obiettare all’analisi dei suoi sentimenti. Il sentire di Pietro
è da odio al sacrificale. Quello di Dio è di amore al sacrifica-
le. Non puntiamo il dito accusatore e condannatore su Pietro
perché dinnanzi alla proposta sacrificale noi avvertiamo un
identico sentire originato dalla nostra egoisticità, che Gesù si
premura di correggere con la assoluta esigenza sacrificale: ‘Se
qualcuno mi vuol seguire...’.

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